Una lettura gradevole, ma a mio giudizio ci sono molti nodi importanti che però non vengono esplorati . Alcuni punti vengono esplorati con estrema leggerezza come per esempio  l'interiorità della protagonista che è ebrea ed è sfuggita allo sterminio, ma anche il suo essere donna emancipata nell'Italia del dopoguerra. Sono temi forti e importanti che mio avviso non andavano trattati con leggerezza, ma approfonditi. Probabilmente la scrittrice ha voluto passare sopra con leggerezza ai temi importanti della storia per raccontare la storia di questa donna forte, mettendo in luce le sue vicende e tacendo il disagio che gli eventi della storia hanno portato su di lei, non a caso il titolo è rivelatore in questo senso "non fa niente".
   Questo dipinto è stato concepito nel 1875 a Barbizon da Max Liebermann,  ma l'ho scelto perché mi ricorda le estati della mia infanzia quando anch'io raccoglievo patate e quando la fattoria dei miei bisnonni non era ancora meccanizzata. Non sto parlando di millenni fa, ma delle estati della seconda metà degli anni 80, quando tutti davano una mano. Gli uomini davanti con la zappa e le donne e i bambini dietro con i sacchi di iuta a raccogliere le patate. Il ricordo è in me vivido e veramente poco diverso da questo dipinto di 90 anni precedente. Sullo sfondo una carrozza, molta gente che lavora. Ecco nei miei ricordi almeno si raggiungevano i campi con il trattore, tutti dentro alla ribalta pronti al lavoro.

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