"Mamma lo conosci Daverio"
"Sì, certo"
"Ma è quello dell'arte a Gratis"
"Sì, certo"
"Ah, è Morto stanotte"
Così mia figlia, 13 anni, mi ha messo al corrente della tragica scomparsa dello storico dell'arte che più ammiravo e che più usavo nella mia didattica.
Una piccola Chimica con la passione dell'arte che conosce anche chi la racconta, ho lavorato bene, e ne vado orgogliosa anche se non lo dico mai. Una bimba capace di emozionarsi per un uomo che non c'è più, per un uomo che a Striscia sapeva raccontare dove vedere cose belle senza pagare, un po' come la mamma, ma lei non sa che che a volte la mamma leggeva nei suoi libri dove andare a vedere le cose.
E quanti libri di Daverio ho letto? Quasi tutti. Mi piace tanto il suo modo di raccontare l'arte, ironico, dissacrante e giocoso. Mi piacevano i suoi toni, i suoi giochi. Per me l'arte deve essere così, un gioco, un sollievo, il bello, un piacere. Aveva una cultura profonda, ramificata, estesa e davvero grande. Era un vero piacere ascoltarlo, una risorsa. Oggi siamo troppo settoriali, spaziamo poco, non siamo in grado di vedere oltre. Dovremmo tornare ad essere eccentrici e dissacranti.
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