Ho letto questo libro perché qualcuno me ne ha orlato bene, perché qualcuno lo ha messo fra i libri che gli hanno cambiato la vita. Allora ho pensato che potesse essere un'ingiustizia non averlo ancora letto.
L'ho finito ora.
Posso dire che non mi è piaciuto per niente?
In prima battuta ho pensato di non averlo capito. Ho letto toppe critiche in questo periodo sulla lettura degli ebook e mi sto facendo condizionare, si dice infatti che la lettura sugli e reader sia meno attenta e la comprensione non sia totale. Quindi terminare con queste incertezze un libro elettronico mi fa paura e mi pongo subito le domande "E se non avessi capito?", "E se non avessi compreso appieno il significato?". Invece di dirmi e pensare: "non fa per me", "semplicemente non mi piace". Oppure per essere eleganti "non è il nostro momento".
Pensato per un pubblico – i braccianti della California – che non sapeva né leggere né scrivere, Uomini e topi (1937) è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come difatti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton, e l’inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto di un’America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.
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