Questo libro mi incuriosiva perché parlava di prima guerra mondiale, argomento di cui non ne so davvero niente. Il mio percorso scolastico si è dipanato nel cinquantenario della seconda guerra e quindi sono stata investita dalla seconda e la prima, la Grande Guerra è rimasta in un piccolo cantuccio. Da adulta vivo il centenario della Grande Guerra, ma non se la fila davvero nessuno...
Devo dire che avrei potuto finire questo libro molto prima, ma mi caricava di ansie tali, che lo chiudevo spesso perché non avevo il coraggio di andare avanti. Mi ha fatto riflettere molto, anzi moltissimo su più fronti. Intanto la guerra. Cos'è la guerra... come si vive la guerra. C'è chi la vive e chi semplicemente sta a guardare. Poi la famiglia. Avendo in famiglia un reduce della Grande Guerra mi sono chiesta cosa questo avesse significato per noi e soprattutto per lui. Poi gli effetti della guerra. Quello che la guerra produce nell'individuo, le ossessioni e le passioni che essa scatena, ma anche le repulsioni. Poi un aspetto puramente letterario e linguistico: ho capito ormai ad intuire la nazionalità dello scrittore. Dal modo di scrivere emerge con forza la nazionalità dell'autore. Questo è assolutamente un libro francese. I francesi scrivono così.
Se devo fare una critica quella deve essere al finale. Abbastanza scontato, eppure nonostante sapessi perfettamente come andava a finire volevo saperlo comunque. Perché lo intuivo ma non ero pienamente sicuro che tutto sarebbe accaduto in quel modo preciso. C'era qualcosa, una leggera tensione, che mi impediva di dirmi che tutto sarebbe andato per il verso giusto.Ho apprezzato tantissimo "il verosimile" ovvero l'intreccio fra il vero e la finzione. Riconosci alcune realtà e non sai quali esse siano e fino a dove la finzione si spinga.
Sopravvissuti alla carneficina della Grande Guerra, nel 1918 Albert e Édouard si ritrovano emarginati dalla società.
Albert, un umile e insicuro impiegato che ha perso tutto, proprio alla fine del conflitto viene salvato sul campo di battaglia da Édouard, un ragazzo ricco, sfacciato ed eccentrico, dalle notevoli doti artistiche. Dopo il congedo, condannati a una vita grama da esclusi, decidono di prendersi la loro rivincita inventandosi una colossale truffa ai danni del loro paese ed ergendo il sacrilegio allo status di opera d'arte.
Affresco di rara potenza evocativa, Ci rivediamo lassù è il romanzo appassionante e rocambolesco che racconta gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell'armistizio, l'ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti ma si dimentica dei vivi, l'abominio innalzato a virtù.
In un'atmosfera crepuscolare e visionaria, Pierre Lemaitre orchestra la grande tragedia di una generazione perduta con un talento e una maestria impressionanti, inserendosi a pieno titolo nella tradizione di quei romanzieri capaci, da Dumas a Victor Hugo, di fondere la passione che si sprigiona dalle grandi storie con l'eccellenza letteraria.
Questa intervista mi è piaciuta molto, ma secondo me è da ascoltare dopo aver letto il libro!
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